Il corso di studio “Storia delle cose, anatomia e antropologia degli oggetti” ha come scopo analizzare il rapporto che esiste tra gli oggetti e l'uomo come suo utilizzatore per comprendere da dove vengono le cose che utilizziamo, che ci circondano che
magari vediamo quotidianamente o magari delle quali non conosciamo neppure
l’esistenza. L’esercizio di costruzione di un blog che tratti la storia di una
cosa artificiale rappresenta l’affinamento di uno strumento che ci ha aiutato e
ci aiuterà in futuro a perfezionare i metodi di percezione e di analisi di
fenomeni che ci circondano. Comprendere la storia di una cosa significa
studiare il suo passato utilizzando fonti, cioè documenti, testimonianze e
racconti che possano trasmettere la sua natura e il suo sapere, e concentrare
lo studio su una cosa artificiale, cioè creata con accorgimenti o procedimenti tecnici
che imitano o sostituiscono l'aspetto, il prodotto o il fenomeno naturale, rappresenta
uno stimolo ulteriore per comprendere la capacità di
osservazione dell’uomo e di analisi del mondo che lo circonda e che lo porta
a un continuo progresso tecnologico.
Il blog che ho costruito ha come tema la “lana artificiale”, un filato
con caratteristiche merceologiche molto simili a quelle della lana animale,
prodotto in stabilimenti d'avanguardia con alte tecnologie a partire dalla
caseina del latte. I processi produttivi per ottenere questa fibra sono diversi, ma in
tutti i casi la caseina viene trattata con un bagno di acido coagulante,
contenente acido solforico e solfato acido di sodio; i
fili ottenuti sono poi trattati ad alte temperature con aldeide formica e
lavate con fosfato sodico per ottenere come risultato il materiale finale.
Un po’ di storia…
La lana artificiale nacque dallo studio di scienziati che
cercarono di ottenere fibre artificiali di origine animale da sostituire a
fibre artificiali ottenute dalla cellulosa; dopo molti tentativi infruttuosi,
nel 1937, fu un chimico italiano, Antonio Ferretti,
ad inventare un metodo per la produzione di un filato surrogato della lana
vergine, il Lanital. Non fu un caso che la
scoperta avvenne in Italia che in quel periodo si trovava in pieno periodo autarchico: questa nuova fibra artificiale
avrebbe dato al paese la possibilità di diminuire le importazioni di lana
e di impiegare una materia prima nazionale, il latte, da cui si sarebbe estratta
la caseina per la produzione del filato artificiale. La produzione della fibra fu subito intrapresa dalla Snia Viscosa che acquistò il brevetto
e il sistema di fabbricazione inventato da Ferretti per l’Italia e per
l’estero e che successivamente cedette ad altri paesi europei ed internazionali. Il regime fascista diede grande risonanza al prodotto con
un'opera di propaganda sull'autonomia dell'Italia nella produzione di fibre tessili a cui
parteciparono molti artisti e letterati italiani dell’epoca tra cui Tommaso
Marinetti, fondatore del Futurismo, che sulla fibra scrisse “Il poema del vestito di latte” ed anche il cantante
Renzo Mori che scrisse “La canzone della lana”.
Questa invenzione fece molto scalpore negli altri paesi europei, infatti è
possibile trovare un articolo riguardante il Lanital in una rivista inglese. Nel dopoguerra però lo sviluppo delle fibre
chimiche, in primo luogo dell'acrilico, fece uscire dal mercato le fibre
caseiniche nonostante la Snia avesse tentato di migliorare il prodotto e di
rilanciarlo sul mercato con il nome commerciale di Merinova. Anche
oltreoceano, nel dopoguerra, decisero di utilizzare le fibre chimiche a
discapito della lana artificiale, nonostante fosse stata molto utilizzata
durante la WWII come dimostrano molti manifesti (in forma fumettistica) di quel periodo.
... e il presente…
…all'estero
Il Lanital è stato per molto tempo dimenticato fino ai
primi anni di questo secolo quando una stilista e microbiologa tedesca Anke Domaske ha studiato un perfezionamento delle
fibre caseiniche e le ha rilanciate sul mercato tessile come prodotto
di moda creando un nuovo brand Qmilk e intitolando con lo stesso nome anche la nuova fibra di lana artificiale. Anke Domaske è riuscita
nell'intento di creare questa fibra artificiale a partire da scarti industriali ottenuti dalla lavorazione del latte, che
in Germania, ogni anno, si aggirano circa sui 2 milioni di tonnellate di
latte. Inoltre, la nuova fibra consente un notevole risparmio idrico. Occorrono
meno di due litri d’acqua per realizzare un chilo di Qmilk, mentre ne servono più
di 10 mila per ottenere la stessa quantità di cotone. La fibra ha caratteristiche fisiche e chimiche molto simili a quelle della lana vergine ma in più ha la
proprietà di dare origine a un tessuto antibatterico e termoregolatore
utilizzato oltre che per una collezione di abiti destinata al pubblico
femminile, anche per produrre garze e bendaggi per gli ospedali e tappezzeria
nelle automobili.
… e in Italia
La fibra è tornata in Italia, dove è stata inventata,
grazie a una startup di Pisa, DuediLatte, che
realizza t-shirt di design dalla caseina. Le due giovani
fondatrici-ricercatrici hanno creato un circuito virtuoso di collaborazioni per
sviluppare in Italia l’intero processo produttivo dei capi DueDiLatte e
hanno già ottenuto anche la certificazione Oeko-Tex, garanzia
di un prodotto e processo, nel settore tessile, privo di sostanze nocive per la
salute dell’uomo e il premio Qvc Next Award per il prodotto
più innovativo, vinto all'interno dell’edizione 2017 di Gamma Forum,
evento nazionale dedicato all'imprenditoria femminile e giovanile.
Oggi il filato viene realizzato grazie a tecniche di Bio-ingegneria che danno vita ad una fibra naturale ed ecologica, dalle qualità uniche e sofisticate, che viene utilizzato in moltissimi ambiti, non solo nella moda fashion style ma anche, e soprattutto, nell'abbigliamento e nella biancheria dei bambini e delle persone che soffrono di malattie dermatologiche. Questa fibra
sta cominciando a prendere campo nuovamente affiancando i tessuti acrilici utilizzati ampiamente in questo
periodo (tabella di comparazione tra le
caratteristiche fisico meccaniche della fibra artificiale con la fibra acrilica).
Diverse sono ormai le ditte italiane che utilizzano la lana artificiale da sola o tessuta insieme ad
altre fibre per la creazione di tessuti morbidi, ecologici, traspirante e
termoregolatori.
Per comprendere meglio i termini del mondo tessile è
possibile consultare sul blog un glossario trilingue
e una mappa concettuale, mentre, per poter avere
una visione d’insieme del tema trattato, è possibile consultare un abbecedario illustrato che rappresenta un metodo
analogico, ossia il metodo più immediato di apprendere mediante metafore ed analogie.